Il sorriso di Cristian rivive nella gioia dei bambini del parco

In ricordo di Cristian Marra a dieci anni dalla morte

Ho avuto la fortuna di conoscere Cristian negli ultimi anni della sua breve vita, non il privilegio di conoscerlo da sempre, come i suoi amici d’infanzia che lo chiamavano più famigliarmente “Ago“. Io, rispettoso, l’ho sempre chiamato Cristian, pur nella familiare confidenza che ci ha portato per lavoro, negli ultimi due anni della sua vita, ad avere una frequentazione quotidiana, quasi da coppia fissa. Due anni densi di ricordi, di canzoni da lui urlate a squarciagola nella sua auto; d’improbabili lezioni di battitura al computer, con lui alunno diligente che voleva impossessarsi dell’uso del pc e dei social. E ci riuscì con la sua proverbiale tenacia.

Il 16 maggio di dieci anni fa una curva crudele del destino ce l’ha portato via. Troppo presto l’ha tolto alla mamma Alfreda, ai fratelli Nicola e Franco, a una famiglia già provata dal dolore della morte prematura del papà, Giovanni. Troppo presto l’ha tolto ai suoi tantissimi amici, perché Cristian era davvero un “essere speciale”, apparteneva a quella rara specie di persone che emanano immediatamente un fluido speciale che sprigiona umanità, simpatia, naturale fiducia. E lui ricambiava, capace di entrare empatia con tutti. Non credo avesse nemici, non lo credo proprio. Il suo sorriso era una chiave che apriva il cuore e la stima di tutti.

Era semplice ma al contempo portatore di una saggezza superiore, di una sua filosofia di vita nella quale c’era una parola buona per tutti, una soluzione per tutto. Era spontaneo e irruente, nelle sue fragorose risate. Mai oltre le righe però. Non ne era capace, non era dotato di malizia e di quella cattiveria che porta ad affondare i colpi, a ferire le persone. Mi ha insegnato che si può essere avversari ma mai nemici. Generoso fino allo sfinimento, a volte fragile, ma fraterno e rassicurante con l’amico in difficoltà. Era tutto questo e tanto altro, difficile da raccontare a chi non l’ha conosciuto. Ma se avete il desiderio di incontralo Cristian, potete ritrovarlo nella gioia, nella spontaneità, nelle risate dei bambini che giocano nel piccolo parco inclusivo che a Cristian è stato dedicato, alla spalle della Galleria San Biagio.  La morte è un giudice cieco che pronuncia sentenze ingiuste, ma Ago, nel nostro ricordo, l’ha fregata per sempre con la sua risata beffarda e gioiosa, mai cattiva. Io la sento ancora quella risata, e penso anche voi che mi leggete e lo avete conosciuto.

Giuseppe Gallelli

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